La vittoria di Donald Trump, neo eletto presidente degli Stati Uniti, porta a chiedersi quale sarà il futuro delle rinnovabili e della lotta ai cambiamenti climatici partendo proprio dalle dichiarazioni e dalle promesse fatte durante la campagna elettorale. Quello delle fonti pulite sarebbe infatti un settore fortemente a rischio, dato che più volte Trump avrebbe mostrato la volontà di spingere l’acceleratore verso la produzione di petrolio, carbone e gas naturale, oltre che a incrementare le attività di trivellazione al largo delle coste atlantiche. Quello delle fonti pulite è stato uno dei temi su cui i due canditati erano infatti fortemente divisi. Se da una parte Hillary Clinton insisteva sull’urgenza di portare avanti gli obiettivi stabiliti da Barack Obama, e quindi di tagliare le emissioni inquinanti del 30% entro il 2030, e di più dell’80% entro il 2050, dall’altra Trump, oltre a mettere in dubbio il problema del riscaldamento globale, aveva promesso di abolire alcuni provvedimenti dello stesso Obama, tra cui il Clean Power Act, che impone alle centrali elettriche statunitensi di ridurre le emissioni. Ma c’è di più: Trump intenderebbe cancellare gli accordi di Parigi sul clima. Secondo le previsioni di Lux Research, se il neo presidente porterà avanti queste proposte le emissioni di anidride carbonica degli Stati Uniti aumenteranno del 16% entro il 2024.
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