Stando all’ultimo rapporto pubblicato da Enea, al 31 maggio il valore degli interventi ammessi al Superbonus al 110% ammontava a 33,7 miliardi di euro, contro i 33,3 miliardi stanziati dal governo per l’iniziativa. A sei mesi dalla fine del 2022, data entro la quale si potrà chiedere il Superbonus per gli interventi destinati agli edifici unifamiliari, si sono quindi esaurite le risorse per gli interventi che rientrano nella maxi agevolazione.
Bisognerà quindi capire se ci sarà un rifinanziamento per accogliere le nuove richieste.
Nel frattempo l’Esecutivo, stando alle prime indiscrezioni, sarebbe al lavoro per sbloccare il nodo sulle cessioni dei crediti. Sembrerebbe che all’interno del Decreto Aiuti, in discussione alla Camera questa settimana, ci sia una norma che potrebbe permettere alle imprese di tenere i crediti nei cassetti fiscali fino a un anno in attesa di un compratore. Un’altra soluzione permetterebbe alle banche di utilizzare i crediti d’imposta ottenuti con il Superbonus per l’acquisto di titoli di Stato. Ma Mario Draghi avrebbe già fatto capire di non gradire questa soluzione.
Sulle pagine del “Messaggero” si legge anche di una terza ipotesi: “Allargare la quarta cessione a tutti i correntisti con Partita Iva e con un bilancio superiore a 50mila euro. Se, insomma, la banca ha un cliente in debito con il Fisco, gli venderebbe il credito dell’impresa di costruzioni in modo da permettergli la compensazione garantendogli un piccolo guadagno sull’operazione”.