SunPower si sta preparando ad affrontare l’impatto dei dazi del 30% imposti dal governo statunitense sull’importazione di celle e moduli. La società con sede a Richmond, in California, potrebbe infatti essere colpita in maniera più significativa rispetto ad altre aziende statunitensi in quanto gli stabilimenti produttivi si trovano nelle Filippine e in Messico. I dazi potrebbero sì dare una spinta alle società che producono celle e moduli negli Stati Uniti, ma aumenteranno i costi per le realtà che producono al di fuori dei confini nazionali. Inoltre, i moduli ad alta efficienza dell’azienda si pongono in una fascia premium, e questo potrebbe tradursi in un rallentamento delle vendite, soprattutto nel segmento di impianti utility scale. Per le grandi centrali, è infatti previsto un incremento del prezzo medio di 0,10 dollari al watt nel primo anno. Per questo motivo, ci si aspetta che l’attenzione si sposterà verso prodotti collocati in una fascia di prezzo medio-bassa.
A riportare questi scenari è GTM Research, secondo cui SunPower avrebbe già bloccato alcuni progetti e ridotto la forza lavoro, anche a seguito dei risultati negativi del quarto trimestre del 2017. L’azienda intende ridurre l’organico di 150-250 unità, il 3% del totale, e avrebbe bloccato un piano da 20 milioni di dollari per espandere la capacità produttiva di celle fotovoltaiche. La società prevede inoltre di vendere i suoi progetti in leasing, tra cui 45.000 contratti e 400 MW di moduli fotovoltaici su tetto. Questa operazione potrebbe generare ricavi di 200 milioni di dollari.
Intanto l’azienda farà richiesta all’amministrazione Trump per l’esenzione di alcuni prodotti dai dazi.
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