Martedì 12 luglio il consiglio regionale del Veneto ha approvato una legge che disciplina la realizzazione di impianti fotovoltaici a terra. L’obiettivo è quello di limitare l’utilizzo di suolo agricolo. La Regione specifica che, allo stesso tempo, sarà favorito lo sviluppo di impianti solari sui tetti, nelle aree degradate e in aree produttive.
Nella legge sono individuati i criteri di non idoneità delle aree in base ai beni tutelati ossia patrimonio storico architettonico, ambiente e aree agricole. Queste ultime vengono individuate nelle zone in cui si praticano produzioni tipiche. In particolare, Regione Veneto fa riferimento a paesaggi rurali di interesse storico, sistemi agricoli tradizionali e aree agricole di pregio.
“In zona agricola”, evidenzia la legge, “gli impianti devono avere delle limitazioni di potenza. Devono inoltre garantire la prevalenza dell’attività agricola su quella industriale di produzione di energia elettrica. Per questo si prevede in tali zone la diffusione degli impianti agrivoltaici. La Regione dovrà monitorare lo sviluppo di questi impianti e controllare il rispetto delle prescrizioni e delle autorizzazioni costituendo un tavolo tecnico ad hoc. I procedimenti autorizzativi terranno quindi conto degli indici di idoneità per individuare le aree più idonee all’installazione di questi impianti. Tra queste sicuramente quelle aree già compromesse destinate a cave e discariche”.
«Era importante dettare delle regole per garantire la maggiore tutela possibile dei nostri terreni agricoli, ben consapevoli di come occorra contemperare la salvaguardia del suolo e delle produzioni agricole ed alimentari, con la giusta necessità di implementare l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili», ha dichiarato Cristiano Corazzari, assessore regionale alla Pianificazione territoriale e urbanistica.
«Si tratta di una norma equilibrata, di buon senso, attenta dal punto di vista giuridico anche tenendo in considerazione eventuali impugnazioni e dunque coerente con il quadro normativo nazionale ed europeo. Questa legge pone inoltre come obiettivo il contrasto ai fenomeni speculativi in materia di energie rinnovabili, con i relativi impatti dal punto di vista paesaggistico e ambientale. Auspichiamo che l’equilibrio di questa norma sia di riferimento anche per la normativa nazionale in itinere».
Arturo Lorenzoni, portavoce dell’opposizione, ha aggiunto: «Avremmo dovuto lavorare per individuare le aree idonee dove stimolare gli investimenti, come ci chiede la Commissione europea con il Piano Repower EU del maggio scorso. E invece abbiamo dedicato tempo, e pure molto, ad allargare le zone ritenute non consone. Nessuna visione, dunque. Per raggiungere gli obiettivi al 2030 e al 2050, e nello specifico, dai 200 MW installati in Veneto nel 2021 a oltre 1.000 MW necessari per ciascuno dei prossimi anni, dovremmo almeno quintuplicare gli investimenti nel fotovoltaico. E ciò senza compromettere la nostra agricoltura, ci mancherebbe, ma questo non è nemmeno in discussione. Peraltro, in Veneto, tra il 2000 e il 2016, la superficie agricola totale si è ridotta di 150mila ettari. Ne basterebbero meno per centrare il risultato, anche collocando tutti i pannelli a terra».