A fine 2023 il Levelized Cost of Electricity (Lcoe) per il fotovoltaico utility scale in Italia oscillava tra i 65 e gli 80 MWh. Il dato segna una crescita compresa tra il 5 e il 10% rispetto ai valori del 2022. È una delle considerazioni emerse dal “Renewable Energy Report” dell’Energy&Strategy School of Management del Politecnico di Milano presentato mercoledì 29 maggio presso l’edificio B28 del Campus Bovisa. Il report ogni anno focalizza l’attenzione sullo stato di salute del mercato delle rinnovabili in Italia. Quest’anno tra i temi spiccava anche quello legato al Lcoe degli impianti da fonti rinnovabili, e in particolare di fotovoltaico ed eolico di grossa taglia.
Emerge come, per un impianto fotovoltaico da 1 a 5 MWp di potenza il Lcoe sia compreso tra 70 e 80 euro al MWh. Il valore è leggermente più alto rispetto a quello di una centrale con potenza superiore ai 20 MWp (tra 65 e 75 euro al MWh). Il Lcoe è invece più alto nel caso di applicazioni innovative. Nel caso dell’agrivoltaico, ad esempio, oscilla tra i 95 e i 115 euro al MWh. Per quanto riguarda , invece, di una centrale fotovoltaica con sistema di accumulo di grossa taglia è tra i 120 e i 140 euro al MWh.
“Nel 2023 in Italia la nuova capacità da fonti rinnovabili ha raggiunto un record di 5,7 GW”, si legge nel report. “Questo rappresenta un significativo balzo in avanti rispetto agli anni precedenti. Sebbene questo incremento sia positivo, è importante notare che la quantità installata non è ancora allineata con gli obiettivi di decarbonizzazione fissati per il 2030. La ragione di questo mancato allineamento è soprattutto da ricercarsi nella difficoltà di sviluppare il segmento degli impianti di grande taglia, costantemente sotto attacco. Le aste del DM 04/07/2019 (decreto FER 1) hanno raggiunto una saturazione del contingente mediamente inferiore al 40% nei 13 bandi completati, rappresentando quindi una opportunità sprecata per il nostro Paese”.
La ragione principale sarebbe da ricercare nelle tariffe di riferimento inizialmente fissate a 70 euro al MWh, che non sono state sufficienti e adeguate all’aumento dei costi registrato a partire dal 2021. Questa problematica è stata almeno in parte risolta nel 13° bando. In questo caso, infatti, la tariffa di riferimento a 77,6 euro al MWh ha portato all’entrata in posizione utile di progetti per circa 1 GW.
«Gli impianti di grande taglia non crescono, sia nel fotovoltaico sia nell’eolico» spiega Davide Chiaroni, co-fondatore di E&S e responsabile dello studio. «Ciò accade anche perché le aste fissate dal Decreto ministeriale FER 1 del 2019 non hanno mai rappresentato un vero acceleratore del mercato, nonostante ben 13 bandi aperti da allora. La maggior parte di essi, per una combinazione di fattori quali la complessità e la lungaggine dei sistemi autorizzativi e l’inadeguatezza della base d’asta per le tariffe, sono andati deserti o quasi. Ma non è soltanto la base d’asta del FER X a rappresentare una criticità. Sono tanti i punti non chiari della normativa italiana. Tra questi i ritardi cumulati dal decreto Aree Idonee e l’incertezza sul futuro del meccanismo dello scambio sul posto per le installazioni più piccole.
Nel 2025-2026 ci attendiamo quindi un forte rallentamento delle installazioni dovuto ai ritardi normativi nell’approvazione dei decreti incentivanti e delle misure abilitanti necessari agli impianti di grande taglia. Questo ci porta a stimare che nel prossimo biennio non si andrà oltre gli 1-1,5 GW l’anno per il fotovoltaico e ai 400-500 MW per l’eolico. Sono numeri ben distanti dai 7 GW e 2 GW, rispettivamente, imprescindibili per raggiungere gli obiettivi del Pniec al 2030. È un rischio che non possiamo correre, anche per l’impatto positivo che le rinnovabili hanno sull’economia del Paese. Solo nel 2023 hanno contribuito a generare un volume d’affari di 9-10 miliardi di euro.
Abbiamo oltre 25.000 imprese impegnate in attività legate a sviluppo, gestione e manutenzione degli impianti di rinnovabili o che producono componentistica. Senza un impegno continuo e coordinato da parte dei decisori politici, delle istituzioni e degli attori del settore non realizzeremo il nostro pieno potenziale».