Il settore agricolo-alimentare in Italia assorbe circa il 13% dei consumi finali di energia. Con opportuni interventi di efficientamento tecnologico, a livello nazionale si potrebbero ridurre del 25% i consumi di energia nell’irrigazione e fino al 70% nei sistemi di ventilazione e raffrescamento, con un ritorno degli investimenti compreso tra 5 e 7 anni. Da questi presupposti nasce il protocollo di intesa firmato dal sottosegretario al ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Giuseppe Castiglione, e il presidente dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), Federico Testa.
L’accordo prevede una rafforzata collaborazione fra Enea e il ministero per migliorare l’efficienza energetica nel sistema agricolo-alimentare, diminuirne gli impatti ambientali e rafforzare il trasferimento di know-how e metodologie innovative, anche attraverso attività di informazione e comunicazione sui consumi di energia. L’Enea, inoltre, collaborerà con il ministero per sostenere la realizzazione di impianti di produzione di energia rinnovabile, l’efficientamento di quelli esistenti nonché lo sviluppo di progetti pilota.
L’accordo, siglato lo scorso 8 giugno, segue di un giorno la firma di un altro protocollo d’intesa di durata triennale sottoscritto da Enea e dal ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, volto a promuovere progetti di efficientamento negli edifici storici e nei musei, che ogni anno presentano una bolletta energetica pari a circa 250 milioni di euro. Secondo le stime di Enea, attraverso adeguati interventi, si potrebbero ridurre i consumi per la climatizzazione del 30% e tagliare fino al 40% quelli per l’illuminazione grazie all’installazione di lampade a led e all’impiego di smart lighting. L’accordo riguarda anche la diffusione di tecnologie allo stato dell’arte per l’utilizzo di fonti rinnovabili, come ad esempio il cosiddetto fotovoltaico “invisibile”, una sorta di pellicola integrabile nel complesso architettonico e paesaggistico, che potrebbe sfruttare l’elevato irraggiamento solare negli oltre 1.600 ettari di aree archeologiche, di cui l’80% al centro-sud.
(sb)