L’Esco torinese Coesa ha realizzato il prototipo per una torre fotovoltaica alta 36 metri fatta con pannelli di seconda mano, in grado di produrre 250 kW di energia pulita e immagazzinarla in una batteria di sabbia low cost. L’impianto sfrutta l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici per riscaldare delle resistenze che portano la sabbia a una temperatura di circa 500°C. Il calore accumulato dalla silice all’interno di un contenitore coibentato può essere poi rilasciato per il teleriscaldamento o riconvertito in elettricità generando vapore che aziona una turbina.
I ricercatori dell’azienda hanno messo a punto un prototipo in scala ridotta, utilizzando la stessa tecnologia applicata lo scorso anno in Finlandia per realizzare un sistema di accumulo della rete di teleriscaldamento della città di Kankaanpää.
«Sistemi come quello che stiamo sviluppando possono essere integrati direttamente nelle reti di teleriscaldamento per accumulare calore e cederlo quando più ce n’è bisogno. Una soluzione 10 volte più economica di una batteria al litio che immagazzina la stessa quantità di energia» spiega Matteo Stoppa, chief innovation officer Coesa. «In questo senso Torino offre un campo di applicazione ideale, essendo la città con la rete di teleriscaldamento più estesa d’Europa».
La sabbia immagazzina meno energia di una batteria chimica, ma la differenza viene compensata dai vantaggi economici e ambientali. L’utilizzo di materiali rigenerati abbassa ulteriormente i costi del sistema, che l’azienda torinese immagina di realizzare in diverse taglie di potenza.
«Esattamente come il prototipo che abbiamo costruito, pensiamo anche a torri da 1 kW alte soli 4 metri. Dispositivi autonomi che potrebbero essere impiegati per piccoli impianti off-grid, disconnessi dalla rete elettrica, ma che immaginiamo in applicazioni marketing come totem pubblicitari interattivi», sottolinea ancora Stoppa.