Venerdì 12 aprile è arrivato il via libera definitivo dal Consiglio dell’Unione europea alla direttiva “Case green”. I ministri europei dell’Economia e delle finanze, riuniti al Consiglio Ecofin, hanno confermato l’accordo raggiunto a dicembre. Tra i Paesi dell’Unione europea, solo Italia e Ungheria hanno votato contro. Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia si sono astenuti.
Ricordiamo che il testo contiene le nuove regole per ridurre il consumo energetico e le emissioni di gas a effetto serra del settore edilizio. Lo scopo della direttiva è quello di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030. Altro obiettivo è quello di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Tra gli obiettivi figurano anche la ristrutturazione di un maggior numero di edifici con le prestazioni peggiori e la diffusione delle informazioni sul rendimento energetico. L’intesa politica raggiunta prevede vincoli più soft rispetto alle richieste iniziali della Commissione europea. Per diventare legge, la direttiva dovrà essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale.
Entrando nel merito della nuova normativa, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030. Inoltre, i nuovi edifici delle pubbliche amministrazioni dovranno essere a emissioni zero già dal 2028. Gli Stati membri potranno tenere conto, nel calcolare le emissioni, del potenziale impatto sul riscaldamento globale del corso del ciclo di vita di un edificio. Sono inclusi la produzione e lo smaltimento dei prodotti da costruzione utilizzati per realizzarlo. Per gli edifici residenziali, i Paesi membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035. In base alla nuova direttiva, gli Stati membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica.
Se tecnicamente ed economicamente fattibile, i Paesi membri dovranno garantire l’installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030. Gli Stati membri dovranno inoltre decarbonizzare i sistemi di riscaldamento eliminando, gradualmente, i combustibili fossili nel riscaldamento e nel raffreddamento entro il 2040. A partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili. Saranno ancora possibili incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento che usano una quantità significativa di energia rinnovabile. Sono un esempio i sistemi che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.
Si dovranno infine sviluppare infrastrutture per la mobilità sostenibile, compresi punti di ricarica elettrici.
La Commissione riesaminerà la direttiva entro il 2028, alla luce dell’esperienza acquisita e dei progressi compiuti durante i primi anni di attuazione.