Legambiente lancia appello al Governo: “No al ricatto del gas”

by Davide Bartesaghi
Davide Bartesaghi
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Nei giorni scorsi Legambiente si rivolta al presidente del Consiglio Mario Draghi e all’Esecutivo per ritornare sul tema della crisi energetica. L’associazione sottolinea che, se in questi anni l’Italia avesse investito sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, oggi non sarebbe così sotto scacco del gas russo.

“Se lo sviluppo di solare ed eolico fosse andato avanti con lo stesso incremento annuale medio registrato nel triennio 2010‐2013, pari a 5,9 GW l’anno”, si legge in una nota dell’associazione, “oggi l’Italia avrebbe potuto ridurre i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l’anno, riducendo del 70% le importazioni di gas dalla Russia”. Secondo Legambiente, negli ultimi otto anni il nostro Paese avrebbe potuto installare complessivamente almeno 50 GW tra impianti fotovoltaici ed eolici. L’energia elettrica da fonti pulite ammonterebbe a oltre 90 TWh in più ogni anno.

«È ora di dire basta a ogni forma di ricatto energetico e di dipendenza dalle fonti fossili», spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.

«L’Italia velocizzi la transizione verso le rinnovabili, spingendo sull’autoproduzione energetica, semplificando gli iter autorizzativi, aggiornando la normativa e mettendo al centro i territori. Oggi potevamo essere un Paese modello sul fronte delle energie pulite e nella lotta alla crisi climatica. Ciò non è avvenuto e al quadro attuale si è anche aggiunto il folle rincaro delle bollette che sta mettendo in ginocchio famiglie e imprese.

Ora si inverta la rotta, come chiesto anche dalla stessa Europa che nel suo piano d’azione che prevede di eliminare la dipendenza dell’Unione europea dal gas russo prima del 2030 ha ribadito anche l’importante ruolo delle energie rinnovabili. L’Italia può fare anche meglio mettendo in campo un cambiamento strutturale raccogliendo immediatamente la proposta lanciata da Elettricità Futura di autorizzare entro l’estate nuovi 60 GW di rinnovabili da realizzare nei prossimi tre anni, ciò permetterebbe di ridurre i costi in bolletta del 30%, ma anche il fabbisogno di gas russo si ridurrebbe al 7%, quantità su cui è facile trovare soluzioni alternative. Senza però dimenticare che l’altro grande tema su cui lavorare riguarda lo stop ai sussidi dannosi per l’ambiente. La Germania lo sta già facendo anticipando al 2030 questa l’uscita. L’Italia non perda altro tempo».

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