Considerata la crescita lenta delle fonti rinnovabili in Italia e l’aumento del fabbisogno elettrico dovuto alla progressiva elettrificazione dei consumi, le rinnovabili rischiano di non incrementare la loro quota nel mix elettrico.
“Senza l’auspicato cambio di passo, agli attuali tassi di crescita delle installazioni da fonti green, il fabbisogno coperto da rinnovabili arriverebbe al 2030 a circa il 34%, contro il 65% richiesto dal Fit-for-55 al 2030”. È quanto emerge dall’edizione 2023 del Renewable Energy Report, redatto dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano e presentato oggi, lunedì 22 maggio.
Il dato sulla quota delle FER che emerge dal report è preoccupante soprattutto considerando che nel 2022 la parte dalle rinnovabili sul fabbisogno elettrico nazionale è stata del 31%.
Il documento del Politecnico motiva questa crescita lenta con diversi elementi: mancanza di grandi impianti in ambito fotovoltaico (solo sei installazioni con potenza superiore a 10 MW nel 2022); insuccesso di aste e registri; pochi interventi di revamping e repowering; incertezza normativa e complessità degli iter autorizzativi.
Su questi ultimi aspetti, l’analisi del Politecnico di Milano segnala che al 31 gennaio 2023 le richieste di connessione da rinnovabili erano arrivate a 303 GW. Inoltre risultano ancora in attesa circa la metà dei progetti fotovoltaici ed eolici on shore presentati nel 2019 e il 60-65% di quelli presentati nel 2020.
Il report illustra anche l’effetto calmierante delle rinnovabili sul prezzo dell’energia. “Quando sono state le FER a determinare il prezzo dell’energia elettrica, il loro effetto calmierante sul prezzo si è apprezzato. Si è arrivato ad avere valori nell’ordine di 63 euro/MWh, contro i 142 euro/MWh determinati in condizioni analoghe quando sono state le fonti fossili a determinare il prezzo”.