Il Consiglio di Stato ha sbloccato due impianti fotovoltaici nel Lazio per 235 MW rigettando due precedenti pareri del ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo. La decisione è contenuta in due sentenze del 28 marzo scorso che concludono così un iter durato tre anni.
La prima sentenza si riferisce alla realizzazione di un impianto fotovoltaico a terra della potenza di 150 MWp in area a destinazione agricola a Pian di Vico, Tuscania. La seconda a un impianto fotovoltaico a terra della potenza di 85 MWp in area a destinazione agricola nel territorio dei comuni di Montalto di Castro e di Canino. Le due imprese costruttrici sono la DCS Srl e la Acme Srl, entrambe associate a GIS – Gruppo Impianti Solari.
Già nel 2019 i due impianti avevano ottenuto l’autorizzazione dalla Regione Lazio e dalle varie altre pubbliche amministrazioni coinvolte. Avevano inoltre superato la Valutazione di Impatto Ambientale. I progetti prevedevano che fossero collocati in terreni privati, invisibili da punti di visuale pubblica, fuori da zone vincolate, d’interesse turistico o a rischio archeologico. I due impianti prevedevano inoltre l’integrazione con attività agro-silvo-pastorali.
Successivamente era però arrivato uno stop da parte del ministero della Cultura. Trascorso un altro anno, arrivava poi la revoca delle autorizzazioni da parte del Governo.
A questo punto le imprese costruttrici si erano rivolte al Tar che aveva dato loro ragione. Ma non è finita. Il ministero della Cultura ricorre al Consiglio di Stato per riuscire a impedire la realizzazione dei due impianti. Sino a che, nei giorni scorsi, arriva finalmente il via libera da parte del Consiglio di Stato.
Assieme ad altre motivazioni, le sentenze contestano la legittimità dell’intervento del ministero della Cultura “di opporsi ad iniziative private (espressione del diritto, costituzionalmente presidiato, di libera iniziativa economica, oltretutto in un settore oggetto di favor normativo) che, come nella specie, non insistono direttamente, tenuto conto delle prescrizioni con cui è stato approvato il progetto, su aree di cui l’amministrazione abbia positivamente dimostrato la sottoposizione a vincolo paesaggistico, archeologico, idraulico o boschivo, né la pendenza di un procedimento teso alla prospettica apposizione di un vincolo siffatto”. Inoltre, “non risultano ledere concretamente beni paesaggistici”.
«Queste sentenze segnano un momento positivo» ha dichiarato Raffaello Giacchetti, presidente di GIS – Gruppo Impianti Solari. «Speriamo rappresentino un vero cambiamento per il nostro Paese. La politica deve mettere da parte le contraddizioni secondo cui la transizione energetica è solo retorica volta a favorire i propri ritorni elettorali. La politica deve prendere sul serio il proprio ruolo perché la transizione ecologica non è più solo un’emergenza ambientale, ma anche geopolitica e sociale».