CNA: “installatori e impiantisti possono svolgere la propria attività”

by editore

Nei giorni scorsi la Confederazione Nazionale dell’Artigianato (CNA) ha espresso una posizione chiara in merito alla possibilità di riprendere i lavori per quanto riguarda le attività di installatori e impiantisti. CNA si è espressa sulla base delle recenti FAQ del Governo e di una risposta giunta dalla Prefettura di Ravenna a uno specifico quesito posto da un installatore, da cui emerge come le imprese impiantistiche possano svolgere per intero la propria attività.

Ciò significa, ad esempio, che gli installatori possono lavorare nei cantieri, ancora chiusi agli operatori dell’edilizia, installare nuovi impianti nelle abitazioni private e nelle aziende, ma anche in tutti gli altri luoghi dove si svolgono normalmente attività ancora non autorizzate quali ristoranti, bar, scuole, alberghi e strutture ricettive.

Nello specifico, la confederazione specifica che le attività impiantistiche, tra cui installazione di nuovi impianti e manutenzione, erano state consentite già con il Dpcm dell’11 marzo, naturalmente salvaguardando la salute di dipendenti e cittadini tramite l’adozione del distanziamento sociale e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.

Tuttavia Carmine Battipaglia, presidente nazionale di CNA Installazione impianti, tiene a specificare che la confederazione ha “voluto dare alle imprese delle indicazioni prudenziali, sconsigliando l’installazione di nuovi impianti e suggerendo di limitarsi alle manutenzioni e riparazioni che rivestissero carattere di necessità ed urgenza. E questo per una serie di motivi.

«Nei primi giorni dell’emergenza sanitaria», spiega Battipaglia, «erano i cittadini, preoccupati di possibili contagi, a impedire l’ingresso degli installatori, anche se dotati di dispositivi di protezioni individuali, nei propri appartamenti. A ciò si è aggiunta un’altra preoccupazione, quella dei dipendenti delle nostre imprese a loro volta allarmati di poter contrarre il contagio dai clienti. Se a tutto questo aggiungiamo la scarsa disponibilità, nella prima fase, di Dpi ed il comportamento non univoco di chi era addetto ai controlli, è evidente che le nostre indicazioni prudenziali erano assolutamente giustificate e consone alla situazione».

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